Di seguito riporto per intero il documento del Comitato 23 Ottobre, in riferimento alla mancata scarcerazione dei ragazzi spoletini.
Vogliamo solo libertà!!!!
IL TRIBUNALE DI PERUGIA HA RESPINTO LA RICHIESTA DI SCARCERAZIONE DI MICHELE FABIANI. SI TRATTA DI UNA SCELTA POLITICA. IL COMITATO 23 OTTOBRE CON QUESTO COMUNICATO RIASSUME LA SITUAZIONE ED ESPRIME LE SUE VALUTAZIONI.
E’ stata inventata una associazione terrorista che non esiste.
Quasi tutti i ragazzi tra loro non si conoscevano.
Non ci sono armi.
Non si sono basi.
Non ci sono fondi.
Non ci sono prove ne indizi di aver compiuto azioni dimostrative a firma COOP-FAI.
Ciò che è stato presentato in veste di prova ha natura esclusivamente apodittica.
Sillogismi puri senza alcun riscontro.
Operazioni semantiche senza alcun riscontro.
Giustapposizione di frasi tra un omissis e l’altro.
Arbitrari accostamenti sintattici e lessicali.
La madre di tutte le accuse, la lettera di minacce alla Lorenzetti, ha perso una dopo l’altra le stampelle con cui era tenuta in piedi.
La data di spedizione della lettera è indecifrabile a occhio nudo, ma è probabile che sia l’8 come ha scritto la DIGOS e come dimostra la perizia di parte della difesa. Certo non è il 17 come aveva scritto l’accusa che è stata costretta a fare marcia indietro su quello che aveva fatto scrivere per chiedere gli arresti. Michele l’8 era in Puglia.
I soldi dati da Andrea a Michele, tradotti con assoluto arbitrio e fantasia repressiva in proiettili, sono invece proprio soldi, per l’esattezza assegni, di cui si conosce la provenienza, un cittadino straniero che ha confermato il fatto.
Per andare a Vicenza il 17 febbraio sono partiti dall’Umbria almeno 6 pullman e decine di auto. Circa 500 persone. Accostare Michele e Andrea al giornale “IlVicenza”, presunto innesco del tentato incendio del 9 marzo, per poi collegarlo alle minacce alla Lorenzetti, è basato solo su di un pregiudizio politico senza alcun riscontro.
Che rimane allora dell’accusa di “terrorismo” a firma coop-fai ?
NULLA, ed è sulla base di questo nulla che Michele rimane in carcere.
Michele appunto, per gli inquirenti il capo di una cellula anarchico-insurrezionalista, in verità un ragazzo che ieri ha compiuto 21 anni ma che fin dal primo momento ha deciso di non barattare la sua dignità di uomo, nascondendo le sue idee, ma rivendicando il diritto ad esprimerle liberamente.
Michele rimane in carcere solo per questo, perché a dispetto dei suoi 21 anni è un uomo di coraggio, di fede e di cultura.
Che sia così è stato chiaro fin da subito.
Il progetto repressivo e i veri obiettivi dell’operazione sono stati leggibili fin dal primo momento, basta rileggersi gli articoli a tutta pagina: I “viaggi” di Michele l’anarchico, Fabiani: la via filosofica alla rivoluzione, della Nazione del 24 ottobre.
L’obiettivo è perciò fin dal primo momento Michele Fabiani.
Ciò che viene messo in rilievo sono i suoi libri, i suoi scritti, la sua attività politica.
I suoi libri, i suoi scritti, la sua attività politica è ciò che rimane di serio sul tavolo dell’accusa dopo 4 mesi di carcere, non sono reati, sono diritti, ma altro non c’è.
L’iniziativa per la liberazione di Michele deve perciò continuare più intensa e più ampia di quanto lo sia stata fino ad ora, e deve portare ad una liberazione vera. Michele deve uscire dal carcere e deve essere libero di manifestare le sue idee. Non è in alcun modo accettabile l’equazione libertà in cambio della rinuncia alle proprie idee. Non è tollerabile il carcere per chi non rinuncia alle proprie idee.
La nostra iniziativa non troverà sosta e continuerà nelle forme necessarie a questa battaglia di libertà e di verità come è avvenuto in questi mesi, una battaglia di giustizia che è stata contesta nell’udienza del 15 gennaio, dalla PM Comodi che ha parlato di una campagna offensiva contro la magistratura del Comitato 23 ottobre e dei suoi esponenti, in particolare del padre di Michele. Nulla di tutto questo, è la giustizia ad essere offesa dall’uso improprio della carcerazione preventiva.
GIUSTIZIA E’ LIBERTA’
mercoledì 20 febbraio 2008
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