martedì 15 aprile 2008

NON DIMENTICARE BRUSHWOOD

NON DIMENTICARE BRUSHWOOD

A 6 MESI DEGLI ARRESTI

LIBERTA', SOLIDARIETA', VERITA' PER I RAGAZZI DI SPOLETO PRIGIONIERI DEL TEOREMA TERRORISTA SCRITTO IL 23 OTTOBRE 2007

MANIFESTAZIONE - SPOLETO – PIAZZA GARIBALDI - 23 APRILE – ORE 17-20


LA CONQUISTA DELLA LIBERTA'
( da "Il razionale e l'assurdo" di Michele Fabiani, Edizioni Era Nuova, 2005)
Avendo chiarito che la libertà non deve essere intesa come un'astrazione trascendente della soggettività, ma piuttosto come possesso completo delle proprie facoltà soggettive, ne ho fatto conseguire che la libertà è limitata dalla situazione complessa di tempo, spazio e materia. Dunque la libertà assoluta è irrealizzabile, ma per esserci libertà ci deve essere complessità e quindi ,limitazioni materiali e temporali della libertà stessa. Si definisce dunque libertà il possesso del proprio egoismo nell'ambito della complessità delle tre realtà ontologiche.
Il problema diventa: è possibile perdere la libertà? Certamente si. Quando vengo
arrestato e portato in galera io non sono più libero, cioè non ho più il pieno possesso del mio egoismo. Spesso accade che ci si ritrovi ad affermare "io sono libero quanto prima, potete rinchiudere il mio corpo, potete rubare il mio tempo, ma non mi toglierete la libertà". Purtroppo questa bellissima frase è falsa: infatti quando si è tratti in arresto non si ha più la possibilità di poter disporre in pieno della propria soggettività, non si può andare dove si vuole per un determinato periodo di tempo, lo spirito resta libero, ma la mia libertà di anima è libertà
trascesa, cioè solamente ideale, sicuramente è, ma soltanto come idea di libertà, non ha un'esistenza complessa perchè lo spazio e il tempo non è più libero. ........
Se sono liberi solo gli enti complessi organici, allora la libertà si afferma come complessità e come organicità: ora quando mi trovo in galera la soggettività dello spirito organico resta, ma scompare la concretezza complessa poichè perdo la facoltà di gestire liberamente del mio spazio e del mio tempo.
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La libertà non va ricercata solo nel campo dell'ideale, ma va conquistata nella nostra vita complessa; in altre parole noi non dobbiamo credere di essere liberi e accontentarci di ciò, ma dobbiamo portare avanti alcune battaglie che ci permettano di conquistare la facoltà di scegliere progressivamente su tutta la nostra vita, disponendo nel possibile di tutto il nostro spazio e di tutto il nostro tempo. A questo punto qualcuno potrebbe obiettare che la conquista della libertà nello spazio e nel tempo di cui parlo è anche questa una forma di trascendenza perchè vuole raggiungere la libertà assoluta.
Mi difenderò da questa opposizione ricordando che io non voglio superare la materia e il tempo, essere libero da loro, poichè questa sarebbe una forma di trascendenza, cioè di morte della mia libertà; io invece ho sottolineato come nel carcere, dove le sbarre impediscono alla mia materia di uscire, io non sono libero e la sola libertà possibile rimane quella ideale, al contrario io sostengo di non voler raggiungere la libertà assoluta, cioè sciolta dalla concretezza spazio-temporale, ma piuttosto la piena libertà, ovvero il rifiuto di ogni vincolo non complesso: le due libertà sono molto diverse, la libertà assoluta essendo una forma di trascendenza vuole superare lo spazio e il tempo per essere pura idea, la piena libertà combatte invece la trascendenza e si impone come complessità d'essere soggettivo non limitato da razionalizzazioni:
Io chiamo questo stato di cose di piena libertà anarchia; io vedo nell'anarchia la liberazione dell'esistenza complessa di ogni individuo nella sua unicità.......

Due anni e mezzo fa, appena diciottenne, Michele scriveva questi pensieri sulla 'conquista della libertà' e sul carcere … nel suo libro di filosofia " Il razionale e l'assurdo", edito da Era Nuova nel dicembre del 2005 Oltre un mese fa, in un colloquio nel carcere di Capanne a Perugia, Michele, parlando della cella dove in quel momento era rinchiuso in regime di isolamento, ci disse che al suo interno non c'era mai il sole. L'unico raggio che arrivava si fermava sulle sbarre dell'inferriata della finestra.
E allora lui, salendo su uno sgabello, reclinando il capo all'indietro, poggiava il mento tra i ferri, cercando un po' di tepore anche in questo tempo e in questo spazio senza libertà.
Oggi Michele è nel supercarcere di Sulmona, dopo 100 giorni di isolamento a Perugia.
Oggi rinnoviamo con forza la richiesta di libertà per lui e per i suoi compagni.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

leggere l'intero blog, pretty good

Anonimo ha detto...

La ringrazio per Blog intiresny