venerdì 14 marzo 2008

Intervento di Aurelio Fabiani

Vi riporto l'intervento del Consigliore Comunale Aurelio Fabiani, padre di Michele, nella seduta del 12 marzo 2008, relativo alla oramai conosciuta operazione Brushwood.


I terroristi non sono stati trovati, d'altronde nessuno aveva in alcun momento notato che ve ne fossero.
I terroristi non sono stati trovati ma al loro posto sono stati chiamati a svolgere la parte 4 ragazzi di Spoleto.
I terroristi non sono stati trovati ma l'allarme terrorismo ha dato i suoi frutti.

Quest'ultima è la novità di queste ore. Lo riferisce "La Nazione" di sabato 8 marzo che parla dell' "improvvisa" firma del "Patto per Perugia sicura".
Scrive il giornale di Firenze: "La trattativa cominciò a settembre quando a Perugia arrivò il sottosegretario Marco Minnitti che si mise ad ascoltare amministratori, questore e generali su quali fossero le emergenze cittadine. Dalla droga alle minacce ricevute dalla Lorenzetti. E promise che il Governo avrebbe fatto uno sforzo importante".
A seguito di ciò è stato firmato da Amato per il governo, la Lorenzetti per la Regione e i rappresentanti delle altre istituzioni un documento che prevede tra carabinieri, polizia e guardia di finanza un aumento di 30 uomini.

I terroristi non sono stati trovati ma l'allarme terrorismo ha dato i suoi frutti.

E tra i frutti ci sono anche quelli raccolti dal Comitato 23 ottobre il cui ultimo documento vado a leggere.

NEL BUIO DEL TUNNEL DELLA CARCERAZIONE CAUTELARE
Accade che stiamo perdendo il conto dei giorni della prigionia. Fino a 100 siamo riusciti a tenere in testa in modo quasi ossessivo questa contabilità.
Adesso nel buio profondo di questo tunnel i numeri si confondono e perdono di intensità.
Accade che da tanti mesi 4 giovani ventenni spoletini, responsabili: chi di niente, chi di aver fatto una scritta sui muri, chi di un atto di vandalismo, e solo di questo, con una immaginazione senza fili, sono stati promossi dai ROS dei carabinieri al grado di terroristi.
Una accusa grottesca fatta propria dai giudici che ha il suo lato tragico della
privazione ingiustificata della libertà.
Accade che per i giudici sono prove rafforzative per una carcerazione cautelare in E.I.V. (Elevato Indice di Vigilanza) ovvero carcere speciale, gli scritti politici di un ragazzo sedicenne, gli appunti di studio su un libro considerato "sovversivo", l'avere una personalità che provoca
fastidio.
Accade che i sentimenti di nonni angosciati nel loro dolore e le parole di sofferenza inzuppate dal pianto vengono rovesciate nel senso opposto al loro significato e questa sofferenza viene utilizzata per dare un altro giro di chiave.
Accade che per una scritta su un muro vengono "imprigionate" da quasi 5 mesi le famiglie degli accusati, private nelle loro case della socialità quotidiana.
Accade che le invettive, sfogo privato comunicato alle persone care da un giovane carcerato, in tutto uguale alle maledizioni contro la professoressa al cambio dell'ora, diventano la dimostrazione dello spregio verso lo stato.
Accade che famigliari, avvocati, amici, sono finiti tutti in un grande fratello, dove la loro vita privata è morta, e sono ascoltati in ogni momento della giornata, al letto come al cesso.
Accade che siamo tutti in pericolo e che la vera emergenza è quella democratica, manca la garanzia della libertà per chi è innocente fino a prova contraria, negata dall'arbitrio degli apparati di sicurezza dello stato. Con i metodi e i teoremi che meglio abbiamo conosciuto con
l'operazione Brushwood, e con tutto ciò che ne è seguito, se i servizi potessero controllare tutti o entrare nei nostri pensieri, visto quello che questa città ha detto, in strada, nei bar, sui posti di lavoro, nelle scuole, o pensato sui protagonisti di questa inquietante vicenda, saremmo tutti complici, saremmo tutti terroristi.
Accade che la nostra città, Spoleto, che non finisce di essere turbata, si sente impotente e non sa che fare di fronte ad un potere così assoluto, ingiustificato e ingiustificabile.

Dopo il 16 febbraio, sentenza di verità su un progetto repressivo chiaro fin dall'inizio, ma definitivamente chiarito quel giorno, abbiamo tirato il fiato, dopo decine di manifestazioni e impegni di ogni genere.
Ora riprenderemo con più energia di prima questa lotta per la libertà e vorremmo che tutto ciò possa avvenire con il sostegno di questa nostra città, che in questa vicenda si è mostrata assai migliore di quanto spesso viene rappresentata. Comunque la pensi, ognuno ha potuto misurare la manifesta sproporzione e perciò strumentale, tra fatti provati e le stesse imputazioni specifiche con le misure repressive adottate e con accanimento reiterate.

Michele, Andrea, Dario e Damiano, non sono personaggi famosi e perciò non godono della benevolenza e delle protezioni dei potenti. Non sono solo per fare un esempio Bossi o Corona. Bossi può di volta in volta "dissotterrare", Kalasnikov o fucili, minacciare insurrezioni, secessioni e parlamenti padani,insultare la bandiera italiana, così come Corona agli arresti domiciliari può inveire con abbondanza di epiteti davanti alle televisioni contro i magistrati che l'hanno arrestato per poi essere rimesso a piede libero poco dopo.

I nostri ragazzi di Spoleto, o non sono nulla o peggio sono anarchici. Per loro il carcere è arrivato, per loro gli arresti e il carcere continuano.

Nessun commento: